top of page
  • davide a. milani

L’importante è dare sempre il massimo e accettare poi quello che succede. Parola di Federica Bonsignori.

Ha cominciato a praticare yoga nel 2011 per alleviare i mal di schiena di una carriera da top 50 - con best ranking 28 - e di anni a correre sui campi dietro a una pallina, a partire da quelli del Fleming di Roma e poi su quelli del Tennis Helios di Ostia Antica, sotto la guida di Massimo D’Adamo: “in quegli anni con le palline rivestite di lana, le racchette pesantissime in legno e i campi in inverno umidi e pieni di pozze, era dura…”.


Classe 1967, romana cresciuta sulla collina Fleming, ma con un cognome senese: Federica Bonsignori ora si divide tra lezioni di yoga, tennis e padel e ammette che quando ha iniziato a insegnare non è stato facile: “ero troppo esigente. All’inizio ho fatto fatica, ma l’insegnamento mi dà tanto e mi piace”.


Incontro Federica al Tennis Le Querce di Casorate Sempione (Va) e ci accomodiamo sul prato - spostandoci dopo qualche minuto perché abbiamo scelto il punto esatto in cui c’è un formicaio - per un viaggio nel suo passato da ex tennista. Già, si dice sempre “ex tennista”, ma un tennista rimane tale anche quando smette oppure no? Una risposta certa non c’è, ma “certo continuo a giocare, perché sarebbe inconcepibile non farlo e non capisco chi dopo aver smesso non ha mai più messo piede in campo. Dopo aver chiuso con il professionismo ho continuato a fare tornei open di seconda categoria. Adesso ho esaurito lo spirito competitivo e quindi non mi va di giocare tornei dove non sono allenata o preparata adeguatamente per vincere, anche perché ho una reputazione da mantenere".


E una reputazione Federica ce l’ha eccome, perché può vantare vittorie importanti nel circuito, con ben quattro successi su avversarie Top 10 fra cui l’americana Lori Mcneil, le sorelle Katerina e Manuela Maleeva, quest’ultima battuta due volte, oltre a titoli e finali a livello ITF e a quello più importante dell’Estoril nel 1990, ottenuto dopo aver battuto le tedesche Isabel Cueto (mancina testa di serie numero 1 del torneo) e Sabine Hack (t.d.s. numero 3) rispettivamente ai quarti e in semifinale. Di quel torneo però si ricorda - oltre ai disguidi burocratici che causarono un ritardo di un anno nel corrisponderle il premio in denaro – che la soddisfazione più bella fu proprio la vittoria ai quarti contro la Cueto piuttosto che l’atto finale. Mi stupisce la lucidità con cui ricorda punteggi e avversarie di trent’anni fa, ma come spiega lei “per ogni partita puoi ricostruirti un film”. E rivederlo e raccontarlo quante volte vuoi, per nostra fortuna.


Ha avuto anche l’occasione di sfidare leggende come Steffi Graf, Chris Evert, Gabriela Sabatini, Monica Seles: “La Graf era più giocabile, la Sabatini sulla terra era in assoluto la migliore con quel rovescio a una mano e un servizio in kick molto lavorato. Quando ho incontrato Chris Evert (nel 1988 all’Eckerd Open in Florida, edizione poi vinta dall’americana) mi ricordo che lei era una star e ci accompagnarono allo stadio le guardie del corpo per la sessione serale. Era molto più esperta, avevo sempre la sensazione di essere in rincorsa su ogni punto e mi faceva giocare sempre un colpo in più”. Però non ha dubbi sul fatto che “Monica Seles era la migliore. Anticipava tutte le palle e ribatteva tutto con traiettorie micidiali. Quando servivo mi ritrovavo subito la palla addosso”. Le racconto la mia teoria (che poi ho preso in prestito da Rod Laver) che ognuno è campione del suo tempo, ma Federica è piuttosto certa che “Monica Seles è stata la più forte di sempre”. E quando afferma che nel tour non si possono avere amiche, fa un’eccezione per Linda Ferrando che riuscì nell’impresa di battere la Seles al terzo turno degli US Open 1990. E se ricorda l’impresa di una sua avversaria con così tanta compartecipazione di gioia, si può dire con certezza che sono veramente amiche.


Si emoziona un po’ nel rivedere le foto ritrovate in rete e gli articoli di quando vinse il torneo Avvenire all’Ambrosiano nel 1983 e sono felice che siano per lei dei bei ricordi.


"Quando ero piccola" racconta divertita, “gli allenamenti si facevano un po’ a caso. Correvo intorno al centro sportivo per ore e facevo esercizi sui gradoni o con la palla medica totalmente improvvisati. Ma poi quando ho cominciato a giocare tornei internazionali, con D'Adamo - autentico precursore di metodi di allenamento evoluti e moderni - ho cominciato ad allenarmi con tecniche ed esercizi innovativi. Ricordo ad esempio che ci faceva fare esercizi a tempo dal cesto e a fine di ogni allenamento ci mostrava un grafico e ci faceva contare gli errori in rapporto agli scambi”. Ma poi ci vogliono anche pazienza e calma e una mentalità vincente. Quella che le insegnò Corrado Barazzutti quando con Mario Piccolo come preparatore atletico sono arrivati i risultati migliori. Perché “Corrado mi insegnò la mentalità vincente, testa e fisico. Mi diceva che dovevo tirar fuori le mie qualità migliori: rapidità, resistenza, zero errori e gestire la partita. La tecnica è importante, ma se non la sai usare non ti serve a nulla in partita”.


Bonsignori ci racconta tutto con grande serenità e non ha rimpianti. Nemmeno quello di aver rinunciato, quando ne ebbe l’occasione tramite lo sponsor Kim (prima di vestire Ellesse), di frequentare l’accademia di Nick Bollettieri “perché provengo da una famiglia molto unita, non avevo ancora finito il liceo. Sarebbe stata un’esperienza importante, forse avrei anticipato delle vittorie, ma poi sono contenta del percorso che ho fatto”. E ai giovani d’oggi che si approcciano al tennis agonistico consiglia di “viversi quest’esperienza serenamente e di godersi il momento senza mettersi troppa pressione. Perché l’importante è dare sempre il massimo e accettare poi quello che succede”.


La nostra conversazione con Federica volge al termine, non prima di riflettere sull’influenza reciproca fra la vita il tennis: “Lo sport senz’altro ti cambia e il tennis ti aiuta con la disciplina. Ma alla fine in campo porti quello che sei anche nella vita.”


Ci congediamo e le chiedo se qualche volta le va di giocare con me, “sì ma palleggiamo…”.


Certo, sarà già difficile per me tenere la palla in campo pensando che ha avuto davanti campionesse come Monica Seles, la più grande di tutti i tempi. Parola di Federica Bonsignori.



Approfondimenti

Statistiche: leggi qui

Risultati ufficiali: leggi qui

Articolo su Federica Bonsignori per i 50 anni pubblicato su La Prealpina nel 2017: leggi qui 

Torneo Avvenire, 1983: leggi qui e qui

bottom of page