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Storia

Le chiavi della macchina da scrivere

Tanti anni fa un caro amico, più grande di me e appassionato di letteratura e poesia mi disse: Il tuo futuro è nella parola. Sperando che avesse ragione, ho deciso di ripartire proprio dalla scrittura di storie e riflessioni non tanto sul"Grande Tennis", ma su tutti quegli aspetti socio-culturali e artistici che ruotano intorno a questo sport straordinario. Per farlo, oltre al blog, ho aperto anche una pagina Instagram che potete vedere qui.

La storia ha inizio però nel 2006 quando, un po' per curiosità e un po' per esigenze professionali, provai ad aprire un blog che si chiamava Gasollywood - The Place of Everlasting Dreams. Se non ne avete mai sentito parlare è normale, non è stato un caso editoriale. Qualche anno dopo ho capito che era ora di seguire seriamente le mie passioni e di dare meno importanza a tutto ciò che mi distraeva inutilmente senza coinvolgermi e anzi rubando tempo mentale a quello che veramente mi piace. Così nel 2018 ho avviato la ristrutturazione di quel blog primordiale, per dare un nuovo orizzonte al luogo dei sogni che non finiscono mai e per conferirgli un nome più pertinente rispetto ai contenuti, alle storie e ai personaggi di cui si sarebbe popolato: è nato così Tennisollywood.

Ispirato alle grafiche geometriche ed essenziali dei manifesti degli anni Settanta, il rinnovato logo di Tennisollywood la T e la O sono state reinterpretate con cromie dal sapore vintage, in un'originale sintesi simbolica del tennis più spettacolare: l'incrocio delle righe "spazzolato" dal rimbalzo della palla.  

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Artwork: Mario Giordano (2020)

Tennisollywood logo

SU DI ME

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Sono nato nel 1980, l'anno della finale del secolo a Wimbledon tra Borg e McEnroe. 28 anni dopo se ne giocò un'altra di finale memorabile, quella fra due fenomeni assoluti del tennis recente, Nadal e Federer.

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All'età di 12 anni uno zelante fisiatra pensò bene di vietarmi di giocare a tennis. Ho imparato a impugnare la racchetta e a tirare qualche colpo da un mio amico che prendeva lezioni e ogni tanto giocavamo insieme. Poi sono passati tanti anni in cui il tennis per me è rimasto un po' sullo sfondo. Fino all'inizio degli anni Duemila, quando l'era Fedal ebbe inizio. Ritengo straordinario il fatto di poter raccontare di aver visto l'ascesa e le imprese pazzesche di questi due campioni. Entrambi quasi miei coetanei, in particolare Federer che ha solo un anno meno di me. Probabilmente l'elenco delle cose che ha in meno di me finisce qui...

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Davide Allen Milani

La prima partita di Federer che ricordo di aver visto è stata la finale a Roma del 2003 contro Felix Mantilla, un onesto tennista che è stato nella Top 100 per quasi dieci anni in carriera, vincendo qualche torneo minore (tutti su terra), ma che può dire di aver battuto Roger Federer proprio in quella finale. Una curiosità: condivido con Felix Mantilla la data del compleanno.

È a fine 2012 che comincio a prendere lezioni con maggiore costanza. In questi anni con l'aiuto di vari maestri ho sistemato i gesti tecnici, ho costruito il rovescio e ora sto lavorando per costruire il mio gioco. E mi sono reso conto che passa tutto dalla mente. È lì che in realtà bisogna costruirsi la solidità da trasmettere sul campo. Che sia Wimbledon o un campetto di periferia, ogni partita si gioca prima di tutto in quella scatola.

Quando ho deciso di sistemare questo blog però ho fatto un salto più profondo nel passato, per ricordare il mio primo vero incontro con il tennis. Nella mia seduta di auto psicoanalisi è affiorato un vago ricordo, poi verificato e confermato, di quando il sabato mio papà mi portava "al tennis".  Papà caricava la mia bici sulla Fiat 131 SW e mentre lui giocava un doppio coi suoi amici io andavo in bicicletta sulla stradina che si snodava nel parco dove era situato il campo. 


Forse qualcosa è iniziato lì. E da lì ricomincio.

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